Vuela Palabra

Maria Grazia Calandrone-Vuela Palabra

Cinco poemas de Maria Grazia Calandrone

La poesía de Maria Grazia Caladrone, como lo demuestra esta selección de textos, pone las palabras al servicio de la vida y de los movimientos que la animan. Calandrone no teme usar la palabra «amor» o asignar un color exacto a lo que el tiempo desvanece en los ojos ni tampoco tejer hilos capaces de unir generaciones, representadas aquí con la figura de la abuela, la madre, y el hijo. Esto porque, el fin y no el propósito de su escritura, está siempre dirigido a la acción: al hacer, al cambio de miradas, en una perspectiva comunitaria y colectiva y nunca individual. Si el gesto poético es, para Calandrone, intrínsecamente político, es necesario leer su obra como una invitación a quien escribe y actúa con y para la poesía en el volver a ser testigo activo, asumiendo con valentía este rol al cual pertenece la tarea de transmitir. Calandrone, quien tiene muy presentes los claroscuros entre los que se mueve la existencia, toca el papel con benevolencia, crea versos-ariete para derribar muros, para rediseñar cercanías; al fin y al cabo ella nos lo recuerda con fuerza inagotable. La poesía viene llamada (hoy sobre todo) a esto.

Alessandra Corbetta
Trad. Marisol Bohórquez Godoy




La poesia di Maria Grazia Caladrone, come questa selezione di testi dimostra, mette le parole a servizio della vita e dei moti che la animano; Calandrone non teme di usare la parola “amore” né di assegnare un colore esatto a ciò che negli occhi il tempo sfuma né di intessere fili capaci di tenere insieme le generazioni, qui rese con la figura della nonna, della madre, del figlio. Questo perché il fine – e non lo scopo – del suo scrivere è sempre volto all’azione, al fare, al cambiare gli sguardi, in una prospettiva comunitaria e collettiva e mai del singolo. Se il gesto poetico è, per Calandrone, intrinsecamente politico, è necessario leggere la sua opera come invito a chi scrive e agisce con e per la poesia a tornare a essere testimone attivo e, con coraggio, ad assumersi il compito di testimone a cui spetta il compito di tramandare. Calandrone, che pur ha ben presenti i chiaroscuri tra i quali l’esistenza si muove, tocca la carta con benevolenza, crea versi-ariete per abbattere muri, per riprogettare vicinanze; del resto, e lei ce lo ricorda con forza inesauribile, la poesia è chiamata anche (oggi soprattutto) a questo.

A. C

 


Los poemas que leeremos a continuación han sido traducidos al español por la poeta Marisol Bohórquez Godoy. Esperamos que los disfruten.



de Serie fossile Crocetti 2015

© – fossile

 


* * *

pon tu mano aquí como una venda blanca, ciérrame los ojos,
colma el umbral de bendiciones, luego de haber
pasado a través
del oro verde del iris
como una abeja real
y – paja
sobre paja,
de oro y trigo trillado –
me hiciste
tu panal de luz
                            
una constelación de abejas gira sobre el tilo
con sabiduría inhumana, un torbellino de inteligencias no se desprende
del árbol de la miel

                                   – sería un eufemismo decir amor
esta necesidad de la naturaleza

                                                    
                                                   mientras un vacío anterior sana
entre flor y flor sin dejar rastro:
                                                            
                                                              usa la boca, saca de mi corazón
el aguijón dorado,
el recuerdo de un relámpago que quemó mi forma humana
en alguna prehistoria

donde los locos acarician las piedras como si fueran cabezas de niños:

                                                                                                           acércate, como la primera
entre las cosas perdidas
y aquel rostro se eleva desde la piedra para sonreír
una vez más


Roma, 24 de mayo de 2013




***

metti una mano qui come una benda bianca, chiudimi gli occhi,
colma la soglia di benedizioni, dopo che
sei passata attraverso
l’oro verde dell’iride
come un’ape regale
e – pagliuzza
su pagliuzza,
d’oro e grano trebbiato –
hai fatto di me
il tuo favo di luce
                            
una costellazione di api ruota sul tiglio
con saggezza inumana, un vorticare di intelligenze non si stacca
dall’albero del miele

                                   – sarebbe riduttivo dire amore
questa necessità della natura

                                                    
                                                   mentre un vuoto anteriore rimargina
tra fiore e fiore senza lasciare traccia:
                                                              
                                                             usa la bocca, sfilami dal cuore
il pungiglione d’oro,
la memoria di un lampo che ha bruciato la mia forma umana
in una qualche preistoria

dove i pazzi accarezzano le pietre come fossero teste di bambini:

                                                                                                           avvicinati, come la prima
tra le cose perdute
e quel volto si leva dalla pietra per sorridere ancora

Roma, 24 maggio 2013




jardín de la alegría original

tu carne naciente como una llama en la llama verde del campo
no le creo a mis ojos

Veo el bronce dorado
del cuerpo que se acerca
no le creo a mis ojos

extraes oro volátil
de tu pecho capaz de sentir amor y me dices entre besos es un milagro
no le creo a mis ojos

toda la hierba y el entero perfume del campo son asombro

este pan abandonado en la hierba es asombro y lo es la botella que hace espuma en las flores

no te seques la boca
tu belleza no tiene barrera

en mi sangre hay espacio sin dominio, y desde el centro de toda la vida me brota un abrazo tan grande como el mundo

Te lo había dicho ya
en la ciudad, ¿te acuerdas? mira, el mundo es enorme, es tu amor que se ha hecho espacio

semidesnuda, la toalla en el hombro
caminas
con la carne revivida por mis besos

con pies de niña
subes las escaleras
subes para sentir a dónde comienza el alma de una creatura viva

en el lugar crucial
hay un gran silencio
y un zumbido de mosquitos
el oro de tus labios
la blanca oscilación de tu sangre

del cuerpo amado aflora
un claro que se desborda,
todo el cuerpo hace un sonido de mar
cómo late tu corazón
y en mi sangre brilla la misma luz


de vez en cuando nos reímos de mi dolor
que no hay palabras más grandes

Si yo pudiera, abriría mi pecho, ¿te acuerdas?

invento las palabras
yo invento el mundo entero
para hacerte feliz

entonces te dejé partir como quisiste

no te vayas, dije, me falta
lo que soy contigo, esta cosa
capaz, este espacio soleado que se convierte en tu bien

no solo el músculo me dolía, sino toda la zona
circundante dolía
y el silencio raspaba como una lima y completaba la obra espontánea del dolor

cuál eco, cuál luna, cuál terrón, cuál cráter, cuál
entre las altas estrellas de la noche que han vuelto a iluminar tu boca
feliz por el amor, ¿qué piadoso planeta
se ha movido por compasión? ¿Qué cosa ha tenido bondad?

tu cuerpo ancestral ha dejado su cuerpo astral

alba que oscilas sobre las cosas mortales cuando despiertan
como si no tuvieran que morir
esto es lo que sé del amor: las heridas que tardan años en volver
carne que aún quiere ser bendecida a besos, jamás la dejes sola

Roma, 9 de Julio de 2014

 

 

giardino della gioia originaria

la tua carne nascente come una fiamma nella fiamma verde della campagna
io non credo ai miei occhi

vedo il bronzo dorato
del corpo che si accosta
io non credo ai miei occhi

estrai oro volatile
dal tuo petto capace di provare amore e mi dici tra i baci è un miracolo
io non credo ai miei occhi

tutta l’erba e l’intero profumo della campagna sono stupore

questo pane lasciato nell’erba è stupore e lo è la bottiglia che schiuma sui fiori

non ti asciughi la bocca
la tua bellezza è senza sbarramento

nel mio sangue c’è spazio senza dominio, e dal centro di tutta la vita mi zampilla un abbraccio grande come il mondo

te l’avevo già detto
in città, ti ricordi? guarda, il mondo è grandissimo, è il tuo amore che si è fatto spazio

nuda a metà, l’asciugamano in spalla
cammini
con la carne rinata dai miei baci

con piedi da bambina
sali le scale,
sali a sentire dove comincia l’anima di una creatura viva

nel luogo cruciale
c’è un grande silenzio
e un ronzio di zanzare
l’oro delle tue labbra
la bianca oscillazione del tuo sangue

dal corpo amato affiora
un chiaro che trabocca,
tutto il corpo fa un suono di mare
come batte il tuo cuore
e nel mio sangue splende la stessa luce


ogni tanto ridiamo della mia pena
che non esistano parole più grandi

se io potessi aprirei il mio petto, ti ricordi?

invento io le parole
invento tutto il mondo
per farti felice

poi, ti ho lasciata andare come volevi

non andare, dicevo, mi manca
cosa sono con te, questa cosa
capace, questo spazio assolato che diventa il tuo bene

non solo il muscolo provava sofferenza, ma tutta la zona
circostante doleva
e il silenzio raschiava come una lima e completava l’opera spontanea del dolore

quale eco, che luna, quale zolla, quale cratere, quale
fra le alte stelle della notte che hanno illuminato la tua bocca ancora
felice per l’amore, che pietoso pianeta
si è mosso a compassione? cosa ha avuto bontà?

il tuo corpo ancestrale ha rilasciato il suo corpo astrale

alba che oscilli sulle cose mortali quando si svegliano
come se non dovessero morire
questo è quanto conosco dell’amore: le ferite che impiegano anni a tornare
carne che vuole essere ancora benedetta dai baci, non lasciarla mai sola

Roma, 9 luglio 2014


 

Respuesta para Arturo

Si hasta mi hijo, ayer, con el libro de gramática
griega abierto sobre la mesa, sonriendo confundido en medio al deseo
de no contrariarme y el pragma
de la así llamada realidad, pregunta: «¿De qué sirve?»
yo les digo a ustedes, muchachos: la belleza
es gratuidad del gesto,
como cuando se aman,
es el momento preciso en que un ser humano
se despega del suelo,
se arrodilla y dibuja
un toro
en la pared
de su cueva,
en Lascaux. Así,
sin motivo.
O descubrió el modo
para no estar solo
– y descubrió el modo
para no morir

Roma, 6 de marzo de 2018


 

Risposta per Arturo


Se anche mio figlio, ieri, col libro di grammatica
greca aperto sul tavolo, sorridendo confuso tra il desiderio
di non dispiacermi e il pragma
della cosidetta realtà, chiede: “A che serve?”
io dico a voi, ragazzi: la bellezza
è gratuità del gesto,
come quando vi amate,
è il momento preciso in cui un essere umano
si stacca da terra,
s’inginocchia e disegna
un toro
sulla parete
della sua grotta,
a Lascaux. Così,
senza motivo.
O ha scoperto il modo
per non essere solo
– e ha scoperto il modo
per non morire.

Roma, 6 marzo 2018

 

 

de Giardino della gioia Mondadori 2019

 



Interiores de invierno
a Gaetana, mi abuela

Cada vez que pienso en ti, pero no es exacto
escribir que pienso en ti, simplemente
consiste
en el pecado
de amar la vida – veo la cocina
de invierno, el piso ajedrezado con granito blanco
y verde, el carrito cargado
de brócoli y naranjas, las hojas generosas
y oscuras sobresalen en el borde
de las bolsas, el aire frío, la escarcha en el cristal
y el sol del mediodía
calentar el umbral
de mármol, los jarrones
de geranios en el alféizar, las naranjas en la bandeja, los pisos
encerados. Un interior perfecto. Y tu muda
presencia sentada
como una piedra a lo largo de los años en la orilla del río,
tu existencia concentrada en la esquina
de la cocina. Mientras que el mundo cambiaba (la guerra
de Vietnam, Pasolini, Moro,
la caída del Muro
de Berlín) tú como los animales
estabas sin preguntas. Sin dolor. Simplemente
existir. Existir
y basta. Ser casa como son casa
los cuerpos, los abandonos, las curaciones.

Y tu cuerpo al final más allá del límite humano se destacó claramente
al borde de la vida como las hojas
de naranjo en el carrito. Existías más allá del límite,
para no dejarme sola. Curabas el desamor
que hubiese llegado a mi vida
como en cada vida, con tu ser
como la piedra angular
de la realidad, aquella que frena
el inquebrantable vacío
de la materia, el árbol justo antes del desierto.

Roma, 28 de agosto de 2018

 



Interiore invernale
a Gaetana, mia nonna



Ogni volta che ti penso – ma non è esatto
scrivere che ti penso, semplicemente
consisti
nel peccato
di amare la vita – vedo la cucina
d’inverno, l’ammattonato a scacchi di graniglia bianca
e verde, il carrello carico
di broccoli e arance, le foglie generose
e scure sporgere all’orlo
delle buste, l’aria fredda, la brina sui vetri
e il sole di mezzogiorno
intiepidire la soglia
di marmo, i vasi
di gerani al davanzale, le arance sul vassoio, i pavimenti
passati a cera. Un interno perfetto. E la tua muta
presenza seduta
come un sasso negli anni sulla riva del fiume,
la tua esistenza concentrata all’angolo
della cucina. Mentre il mondo cambiava (la guerra
del Vietnam, Pasolini, Moro,
la caduta del Muro
di Berlino) tu come gli animali
stavi senza domande. Senza dolore. Semplicemente
esistere. Esistere
e basta. Essere casa come sono casa
i corpi, gli abbandoni, le guarigioni.

E il tuo corpo alla fine oltre il limite umano sporgeva chiaro
all’orlo della vita come le foglie
d’arancio dal carrello. Esistevi oltre il limite,
per non lasciarmi sola. Curavi il disamore
che sarebbe arrivato, nella mia vita
come in ogni vita, con il tuo essere
come la pietra d’angolo
della realtà, quella che argina
l’incrollabile vuoto
della materia, l’albero appena prima del deserto.

Roma, 28 agosto 2018

 



de Splendi come vita Ponte alle Grazie 2021

 


Ella que parece soñada


Resplandece, la vida, resplandece como vida. Algunas veces
resplandece quieta
como tu cuerpo abandonado al sueño. Algunas veces
parpadea como el destello de una sonrisa.
Pero la tierra no resplandece, la ceniza
no resplandece.

De verdad, mamá, no sabemos nada.
y somos solo un cuerpo y no somos
más en ninguna parte, después, probablemente

y este precipicio de palabras
no es capaz de rehacer
ni siquiera una molécula de tu sonrisa.

Estaba vivo, tu cuerpo, y yo lo miraba
como miras la casa
tendida en la luz del atardecer y la colina
donde estamos regresando.

Luché para alcanzarte, al final. Pero eras vida
accesible, vida que debía ser y vida que he debido
dejar ir. Adiós mamá. Adiós, profesora.

Indefensa, regresas
vida que resplandece.
Indefensa, resplandeces como vida.

Vida
abandonada.
Vida
de todos.
Vida que regresa,

a todos.

Roma, 25 de junio de 2020



Lei che sembra sognata


Splende, la vita, splende come vita. A volte
splende quieta
come il tuo corpo abbandonato al sonno. A volte
sfolgora come il lampo del sorriso.
Ma la terra non splende, la cenere
non splende.

Davvero, Mamma, non sappiamo niente
e non siamo che corpo e non siamo
più in nessun luogo, dopo, probabilmente

e questo precipizio di parole
non è buono a rifare
neanche una molecola del tuo sorriso.

Era vivo, il tuo corpo, e lo guardavo
come si guarda la casa
distesa nella luce del tramonto e il colle
dove stiamo tornando.

Faticavo a raggiungerti, alla fine. Ma eri vita
accessibile, vita dovuta e vita che ho dovuto
lasciar andare. Addio, Mamma. Addio, professoressa.

Senza difese, torni
vita che splende.
Senza difese, splendi come vita.

Vita
abbandonata.
Vita
di tutti.
Vita che torna,

a tutti.

Roma, 25 giugno 2020

 

 

María Grazia Calandrone es poeta, escritora, periodista, dramaturga, docente, autora y presentadora de Rai, directora de «Corriere TV». Realiza talleres de poesía en colegios públicos, cárceles, DSM. Premios Dessì, Europa, Lerici Pea, Metauro, Montale, Nápoles, Pasolini, Trivio de poesía, Bo-Descalzo de crítica literaria. Sus libros más recientes son: Serie fossile (Crocetti 2015), Gli Scomparsi – storie da «Chi l’ha visto?» (Pordenonelegge 2016), Il bene morale (Crocetti 2017), Giardino della gioia (Mondadori 2019), Fossils (SurVision, Ireland 2018), Sèrie Fòssil (Edicions Aïllades, Ibiza 2019), la antología árabe Questo corpo, questa luce (Almutawassit Books, Beirut 2020), la novela Splendi come vita (Ponte alle Grazie 2021, semifinalista Premio Strega), Versi di libertà – Trenta poetesse da tutto il mondo (Oscar Bestsellers Mondadori 2022), Brilha como vida y A vida inteira (Relicário Edições y Editora Urutau, São Paulo, Brasil 2022). www.mariagraziacalandrone.it


*** La fotografía de la autora es obra de Barbara Ledda

 

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