Vuela Palabra

Poemas de Umberto Fiori

UMBERTO FIORI «Cada uno un sol naciente»

«Cada uno un sol naciente»: poesías de Umberto Fiori

Alessandra Corbetta
Traducción de Marisol Bohórquez Godoy

Los poemas propuestos, seleccionados directamente por Umberto Fiori, recorren toda su producción poética antes de Il Conoscente (Marcos y Marcos 2019). Ya en ellos, que obviamente representan una pequeña parte de la obra del autor, es fácil identificar algunos elementos que inmediatamente remiten a su sello personal y a la frecuentemente citada «identidad» de Fiori; en primer lugar, el uso del lenguaje de todos, que también, casi como una paradoja, contribuye a hacerlo completamente distinguible. En segundo lugar, la transición del dato ordinario, equiparable a la rutina diaria, a lo extraordinario que, como claramente señala Andrea Afribo en el prefacio de Poesie 1986 – 2014 (Mondadori 2014), «desentierra lo insólito enterrado en lo habitual». Luego el uso de símiles muy originales que, en muchos casos, vuelven irreverentes los finales de las composiciones, en las que en su mayoría aparecen personajes-quidam: un policía, una dama, un niño, un perro. Contextualizados en un tiempo presente o en la continuidad del imperfecto, actúan, de hecho, fuera de un tiempo determinado que eterniza y hace siempre válidos sus gestos, dentro de espacios genéricos y susceptibles de superposición en el dónde; estos elementos, en su síntesis, contribuyen a crear verdaderos modelos.
Unas pocas líneas, éstas, que no pretenden ser en modo alguno exhaustivas con respecto a la poesía de Fiori, mas buscan simplemente trazar una línea de referencia antes de comenzar a leer estos textos en su traducción al español, gracias a la labor de Marisol Bohórquez Godoy quien nos los devuelve, por primera vez, en esta lengua extraordinaria.

«Ognuno un sole che sorge»: poesie di Umberto Fiori

Alessandra Corbetta

Le poesie proposte, selezionate direttamente da Umberto Fiori, ripercorrono tutta la sua produzione poetica prima di Il Conoscente (Marcos y Marcos 2019). Già in esse, che ovviamente rappresentano un’esigua parte dell’opera completa dell’autore, è facile individuare alcuni elementi che riconducono subito alla sua firma e alla più volte citata “riconoscibilità” di Fiori; in primis l’uso della lingua di tutti che pure, quasi per paradosso, contribuisce a renderlo del tutto distinguibile. In secundis il passaggio dal dato ordinario, rapportabile alla routine di tutti i giorni, a quello straordinario che, come ben evidenzia Andrea Afribo nella prefazione a Poesie 1986 – 2014 (Mondadori 2014) «disseppellisce il disabituale sepolto nell’abituale». Poi l’uso di similitudini originalissime che, in molti casi, rendono dissacranti le chiuse dei componimenti, nei quali compaiono, per lo più, personaggi-quidam: un vigile, una signora, un bambino, un cane. Contestualizzati in un tempo presente o nell’iteratività dell’imperfetto, essi agiscono, di fatto, in un’acronicità che eternizza e rende sempre valevole i loro gesti, all’interno di spazi generici e sovrapponibili nel dove; elementi questi che, nella loro sintesi, contribuiscono a creare dei veri e propri exempla.
Poche righe, queste, che non vogliono essere in alcun modo esaustive o esaurienti rispetto alla poesia di Fiori, ma solo tracciare una linea da seguire prima di accingersi alla lettura di questi testi nella loro traduzione spagnola, grazie al lavoro di Marisol Bohórquez Godoy che ce li restituisce, per la prima volta, in questa lingua straordinaria.

Selección de poemas en la traducción al español de Marisol Bohórquez Godoy


Del poemario Esempi (1992)


Apparizione

Alte sopra la tangenziale, chiare,
due case con in mezzo un capannone.
E’ questa l’apparizione,
ma non c’è niente da annunciare.
Eppure solo a vederli
là fermi, diritti davanti al sole,
i muri ti consolano
più di qualsiasi parola.
Cancellate, ringhiere,
scale, colonne, cornicioni:
ha l’aria, tutto, come se qualcuno
dovesse veramente rimanere.
(da Esempi, 1992)

Aparición

Altas sobre la autopista, claras,
dos casas con un cobertizo en medio.
Es ésta la aparición,
pero no hay nada que anunciar.

Sin embargo solo al verlas
allá detenidas, rectas de frente al sol,
las paredes te consuelan
más que cualquier palabra.

Vallas, barandillas,
escaleras, columnas, cornisas:
tiene el aire, todo, como si alguien
debiera realmente quedarse.

Allarme

In piena notte
sui viali scatta un allarme.
Si ferma, e poi ripete
due note acute, tremende, con la furia
di un bambino che gioca.
Nei muri bui dei palazzi lì sopra
le finestre si aprono, si accendono.


Tranne la strada
in mezzo ai rami, vuota,
niente si vede.
Si tirano le tende
e si rimane intorno a questo urlo
come si sta in un campo
intorno a un fuoco.

Alarma

A plena noche
en las avenidas se dispara una alarma.
Se detiene, y luego repite
dos notas agudas, tremendas, con la furia
de un niño que juega.
En las paredes oscuras de los edificios allí arriba
las ventanas se abren, se iluminan.

Excepto la calle
en medio a las ramas, vacía,
nada se ve.
Se corren las cortinas
y se permanece en torno a este grito
como se está en un campo
en torno a una fogata.


Del poemario Chiarimenti, 1995


Per strada

Se all’angolo una signora
– o magari un vigile –
si volta
con la faccia scavata dalla luce
della bella giornata
e parla –proprio a me,
a me, qui – del rispetto che si è perso
o del caldo che fa,
io mi sento mancare, come un santo
quando lo sfiora l’eternità.


Sento le piante crescere, sento la terra
girare. Tutto mi sembra forte e chiaro, tutto
deve ancora succedere.

Por la calle

Si en la esquina una señora
– o tal vez un policía –
se gira
con la cara excavada por la luz
de un bello día
y me habla –solo a mí,
a mí, aquí – del respeto que se ha perdido
o del calor que hace,
yo me siento desfallecer, como un santo
cuando lo toca la eternidad.

Siento las plantas crecer, siento la tierra
girar. Todo me parece fuerte y claro, todo
debe aún suceder.

Di guardia

Mi conoscono bene, hanno ragione:
io sono come un cane,
una di quelle bestie nere che dormono
intorno ai capannoni industriali
e se passi, si avventano di colpo
sulla rete metallica
e più gli dici «Buono!», più si sgolano.

Adesso, chi li consola?
Finché non hai girato l’angolo
gli bolle il sangue. Tirano tutti sordi.
Scoprono i denti, mordono
anche il filo spinato; ma sono gli occhi
che fanno più paura: sereni
e puri come quelli di un neonato
o di una statua.

Hanno imparato il compito: questo recinto
tenerlo sgombro. Sia senso del dovere
o invece solo istinto, non ti commuove
almeno per un attimo
la scena che – loro – sempre, tutta la vita,
li fa smaniare, li esalta
e li avvelena?

Io, per me, lo capisco
meglio di tutti gli altri che ho mai sentito,
questo discorso.

La riconosco bene la voce
fanatica, che sbraita per difendere
– così, alla cieca, per pura gelosia –
l’angolo dove l’hanno incatenata.

Tu non sai che cos’è, stare di guardia,
in ogni odore
sentire una minaccia
a quei tre metri di terreno,
urlare in faccia al mondo intero
fino a perdere il fiato, e non sapere
cosa c’è da salvare, a che cosa
veramente si tiene.

De guardia

Me conocen bien, tienen razón:
yo soy como un perro,
una de aquellas bestias negras que duermen
alrededor de cobertizos industriales
y si pasas, se avientan de golpe
sobre la malla de metal
y cuanto más les dices «¡Bueno!», más aúllan.

Ahora, ¿quién los consuela?
Hasta que no has doblado la esquina
les hierve la sangre. Dejan a todos sordos.
Enseñan los dientes, muerden
incluso el alambre de púas; pero son sus ojos
los que dan más miedo: serenos
y puros como los de un bebé
o una estatua.

Han aprendido la tarea: este recinto
tenerlo despejado. Sea sentido del deber
o en cambio solo instinto, ¿no te conmueve
ni siquiera por un momento
la escena que – a ellos – siempre, toda su vida,
los hace agitar, los exalta
y los envenena?

Yo, para mí, lo entiendo
mejor que todos los otros que he oído,
este discurso.
La reconozco bien la voz
fanática, que grita para defender
– así, a ciegas, por puros celos –
la esquina donde la encadenaron.

Tú no sabes qué cosa es, estar de guardia
en cada olor
sentir una amenaza
a esos tres metros de suelo,
gritar en la cara del mundo entero
hasta perder el aliento, y no saber
qué hay para salvar, a qué
cosa en realidad se da importancia.


Del poemario Tutti, 1998


Contatti

Lo vedi come sono
storto, contratto? Lo vedi questo piede,
quando mi siedo, come lo metto?
È tutto per lo sforzo, in tanti anni,
di non urtare le persone. Stretto
contro un sedile, dentro l’autobus pieno,
stare a posto, evitare
coi miei vicini
persino il minimo contatto.

Sulle panchine delle sale d’aspetto
o in treno, in corridoio, era una pena
ogni momento sentire sfiorarsi il buio
del mio ginocchio e del loro.

Ore e ore, giornate intere:
uno di fianco all’altro
stavamo, come i gusti del gelato
nel bar della stazione.

Di vero tra noi, di giusto,
lo spazio di due dita
era rimasto.

Contactos

¿Lo ves cómo estoy
torcido, contraído? ¿Lo ves este pie,
cuando me siento, cómo lo pongo?
Es todo por el esfuerzo, en tantos años,
de no lastimar a las personas. Estrecho
contra un asiento, dentro del autobús lleno,
quedarse quieto, evitar
con mis vecinos
incluso el más mínimo contacto.

En los bancos de las salas de espera
o en el tren, en el pasillo, era una pena
cada momento sentir rozarse el oscuro
de mi rodilla y las suyas.

Horas y horas, días enteros:
uno al lado del otro
éramos como sabores de helado
en el bar de la estación.

De auténtico entre nosotros, justo
el espacio de dos dedos
quedaba.

Strettoie

In tanti vanno, lungo il marciapiede,
continuamente. S’incrociano e si scansano,
rallentano e poi avanti. Filano, scorrono
svelti e tranquilli, finché
di qua c’è un mucchio di assi, di là
un rimorchio di camion.
Soltanto uno ci passa.

*

Uno soltanto: ma chi?
Ogni volta ti incanti,
prima di entrare.
Rimani lì a pensarci
una vita.
Dall’altra parte la gente arriva spedita,
s’infila nella strettoia. Tu le fai ala
come una folla al suo sovrano.


*

Con un mezzo sorriso
ti fai da parte, lasci che sfili
un cane
che tira una signora,
poi un tizio che viene
dietro di lei, deciso; ti sporgi appena
e subito rientri,
fai largo a un altro con una moto.
Guardali come sono calmi, sereni,
mentre ti passano di fronte
senza parlare, con gli occhi fissi nel vuoto,
ognuno un sole che sorge.
Beati, indifferenti:
sembrano dèi.
Tu invece, lì sull’attenti,
mastichi amaro.


*

Cos’è, rancore
quello che ti prende
ogni volta? Che torto ti hanno fatto?
Passare tu, volevi,
al posto loro?
No, non è questo.


*

Né tu, né gli altri. In quel passaggio stretto
vorresti che nessuno avesse cuore
di penetrare;
che durasse per sempre
e per tutti quell’attimo di scrupolo,
di esitazione;
che soltanto a vederlo, questo sentiero
sacrificato, in mezzo a due transenne,
le persone restassero impietrite
da un infinito rispetto.

*

Allora, fermi a un imbocco
e all’altro della strettoia,
mille volte ripetere l’invito
– prego, si accomodi! –
e mille volte regalarci il mondo
con gli occhi e con le mani, e mille volte
rifiutare, e invitarci, finché l’asfalto
che ci separa, a furia di cerimonie
si spacchi, e l’erba lì in mezzo ricresca alta
come se mai
ci fosse passato un uomo.

Embotellamientos

De a tantos van, a lo largo de la acera,
continuamente. Se cruzan y se esquivan,
ralentizan y luego avanzan. Giran, fluyen
esbeltos y tranquilos, hasta que
de acá hay un montón de tablas, de allá
un remolque de camión.
Solo uno puede pasar.

*

Uno solamente: ¿pero quién?
Cada vez te detienes,
antes de entrar
Permaneces allí a pensarlo
una vida.
De la otra parte la gente llega de prisa,
se mete en el embotellamiento. Tú le haces ala
como una multitud a su soberano.

*

Con media sonrisa
te haces a un lado, dejas que desfile
un perro
que hala una señora,
luego un tipo que viene
detrás de ella, decidido; te sobrepasa apenas
e inmediatamente regresas,
cedes el paso a otro con una moto.
Míralos cómo están tranquilos, serenos,
mientras te pasan de frente
sin hablar, con los ojos fijos en el vacío,
cada uno un sol naciente.
Beatos, indiferentes:
parecen dioses.
Tú en cambio, allí firme,
masticas amargo.

*

¿Qué cosa es, rencor
aquello que te asalta
cada vez? ¿Qué mal te han hecho?
¿Pasar tú, querías,
en su lugar?
No, no es esto.

*

Ni tú ni los demás. En ese pasaje estrecho
desearías que nadie tuviera corazón
para penetrar;
que durase para siempre
y para todos aquel instante de escrúpulo,
de vacilación;
que solo al verlo, este camino
sacrificado, en medio a dos barreras,
las personas permanecieran petrificadas
de un infinito respeto.

*

Entonces, detenidos en un extremo
y el otro del embotellamiento,
mil veces repetir la invitación
– ¡Por favor, siga usted! –
y mil veces regalarnos el mundo
con los ojos y las manos, y mil veces
negarse, e invitarnos, hasta que el asfalto
que nos separa, a fuerza de ceremonias
se desplome, y la hierba de en medio vuelva a crecer alta
como si nunca
hubiera pasado un hombre.


Del poemario La bella vista, 2002


Eccomi

Dello sbuffo di polvere che si alza
tra le forsizie e le macchine,
di quest’aria di pioggia, di questi morti
alla televisione,
richiami di cornacchie, sirene
di ambulanze,
nessuno ci assicura.


Del baretto incendiato, dell’abbraccio
di una donna al suo dobermann
all’ombra, qui, del portone
– del loro male, del loro bene –
abbiamo perso la misura.

Facce, bottiglie rotte, rami fioriti:
il mare in cui nuotiamo
precipita
nei nostri occhi senza fondo.

Eppure quando mi chiamano
mi volto ancora –vedi?–
e rispondo.

Aquí estoy

De la nube de polvo que se levanta
entre las forsitias y las máquinas,
de este aire de lluvia, de estos muertos
en la televisión,
llamadas de cornejas, sirenas
de ambulancias,
nadie nos asegura.

Del barcito en llamas, del abrazo
de una mujer a su dóberman
a la sombra, aquí, del portón
– de su mal, de su bien –
hemos perdido la medida.

Caras, botellas rotas, ramas florecidas:
el mar en el que nadamos
precipita
en nuestros ojos sin fondo.

Sin embargo, cuando me llaman
me giro todavía – ¿ves? –
y respondo.


Del poemario Voi, 2009


(insieme a voi)

Insieme a voi
ho visto il mare brillare, le case correre
sempre più grandi
sotto i carrelli del boeing.

«Che caldo fa oggi», ho detto
quando era caldo.

Anche per me è stato ottobre,
gennaio. So cos’è un letto,
una stella, un autobus.

Ho riso, ho avuto sete.
La terza ho fatto, la quarta.

Non basta ancora? Quando

mi prenderete?

Potrò essere mai
dalla vostra parte?

(junto a ustedes)

Junto a ustedes
he visto brillar el mar, las casas correr
siempre más grandes
bajo el tren de aterrizaje de un boeing.

«Qué calor hace hoy», he dicho
cuando hacía calor.

También para mí ha sido octubre,
enero. Yo sé lo que es una cama
una estrella, un autobús.

He reído, he tenido sed.
La tercera hice, la cuarta.

¿No es suficiente aún? ¿Cuándo
me llevarán?

¿Podré estar alguna vez
de parte suya?

(le vostre accuse, i vostri)

Le vostre accuse, i vostri
rimproveri, di nuovo.
………………………………..Mentre li smonto
come posso, uno a uno,
citando fatti, nomi, date,
mentre riconto sulle dita i miei due,
tre, quattro meriti,
e vi abbaio sul muso la mia vita
non dite niente: mi guardate.

Le orecchie rosse, le vene
gonfie sul collo
– cosa guardate? Lo so, lo so che il bene
è diverso.

Ma non vi fa pietà
vedere come
ogni giorno son qua
a fargli il verso?

(sus acusaciones, sus)

Sus acusaciones, sus
reproches, de nuevo.
………………………………..Mientras las desarmo
como puedo, una a una,
citando hechos, nombres, fechas,
mientras vuelvo a contar en mis dedos mis dos,
tres, cuatro méritos,
y les ladro en el hocico mi vida
no digan nada: mírenme.

Las orejas rojas, las venas
hinchadas en el cuello
– ¿Qué están mirando? Lo sé, lo sé que el bien
es diferente.

¿Pero no tienen piedad
de ver cómo
cada día estoy aquí
para hacerles el verso?

Umberto Fiori nació en Sarzana en 1949. Desde 1954 vive en Milán.

Profesor y ensayista, colaboró como docente de literatura italiana contemporánea en la Universidad de Milán.

En la década de 1970 formó parte, como cantante y compositor, de Stormy Six, uno de los grupos históricos del rock italiano. Posteriormente colaboró con el compositor Luca Francesconi (para quien escribió dos libretos de ópera, Scene e Ballata, y muchos otros textos), con el fotógrafo Giovanni Chiaramonte y con los video-artistas de Studio Azzurro.

Ha publicado una novela corta titulada La vera storia di Boy Bantàm (Feltrinelli, 2007) y la colección de ensayos sobre poesía La poesia è un fischio (Marcos y Marcos, 2007).
Su primer libro de poesía, Case, fue publicado en 1986 por San Marco dei Giustiniani. Posteriormente publicó con Marcos y Marcos, Esempi (1992), Chiarimenti (1995), Parlare al muro (con immagini del pittore Marco Petrus, 1996), Tutti (1998), y La bella vista (2002). En 2009 con la editorial Mondadori publica Voi. Y en el 2014, esta misma casa editorial recopila toda su obra publicada en Poesie 1986-2014.

Su más reciente obra se titula Il Conoscente, publicada por la editorial Marcos y Marcos (2019).


***Fotografía del autor por Dino Ignani

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